Budda
“Nulla trattiene i Beati. Né le divinità né la forma; né il desiderio né la mente; né qualità alcuna della vita. Pura vita, essi sono; puro essere e pura volontà; puro amore e puro intento; questo è tutto ciò che l’uomo non illuminato può comprendere, e solo in parte.I Beati non sono, eppure sono.I Beati non conoscono nulla, pure sanno tutto.I Beati non amano, pure offrono amore divino.I Beati non ricordano, pure sono memori di tutto.I Beati rimangono in puro isolamento; ma prendono forma a volontà.I Beati dimorano sempre in Luogo elevato e sublime, eppure sovente camminano sulla terra nella luce fenomenica. I Beati non si manifestano con la forma; pure sono tutte le forme e tutti gli intenti”.
L’Antico Commentario prosegue a lungo
indicando che i Beati sono nulla e sono tutto ciò che esiste; non posseggono
nulla, ma in Se stessi sono l’espressione di ogni realtà; non dimorano in alcun
luogo e sono dovunque; sono scomparsi eppure splendono con intensa radiosità e
si possono vedere. Le negazioni si ammucchiano solo per essere prontamente
contraddette nel tentativo di mostrare come la vita dei Beati sia separata
dalla forma e nello stesso tempo la includa. Termina con la mirabile
ingiunzione:
“Gioisci dunque, o pellegrino sulla Via che porta all’Essere illuminato, poiché guadagno e perdita sono una cosa sola; tenebre e luce rivelano eternamente il Vero; amore e desiderio invocano eternamente la Vita. Nulla scompare, fuorché il dolore. Nulla perdura fuorché la beatitudine: quella della vera conoscenza, del contatto reale della luce divina, della Via a Dio”.
Tale
è la vera meta, che ancora non possiamo comprendere. In cosa consiste ciò che
cerchiamo di fare? Percorriamo la Via della Liberazione, e ogni cosa ci
cade dalle mani; ogni cosa ci è tolta e siamo inevitabilmente costretti al
distacco dal mondo della vita fenomenica e dell’individualità. Seguiamo la Via
della Solitudine per imparare infine che essenzialmente non siamo né ego né
non-ego. Il distacco completo e la discriminazione debbono portarci a una
condizione di solitudine così totale che infine saremo avvolti dall’orrore
della grande tenebra. Ma quando quel manto oscuro si alza e la luce risplende
di nuovo, il discepolo vede che tutto ciò che fu afferrato e accumulato, e poi
perduto e tolto, viene restituito, ma con questa differenza, che non imprigiona
più la vita con il desiderio. Marciamo sulla Via che porta sulla vetta dell’Isolamento
e la troveremo piena di terrore. Su quella cima combatteremo la battaglia
finale con il Guardiano della Soglia, solo per scoprire che anch’esso è
un’illusione. Quel culmine di isolamento e la battaglia stessa non sono che
illusioni e finzioni; sono l’ultima fortezza dell’antico annebbiamento e della
grande eresia di separazione. Allora noi, i Beati, ci fonderemo infine con
tutto ciò che esiste, in amore e comprensione. L’isolamento, stadio necessario,
non è che illusione. Percorriamo la Via della Purificazione e poco alla volta
ci viene tolto tutto ciò che ci è caro: brama di vivere nella forma, desiderio
di amore e il grande miraggio dell’odio. Tutto scompare e siamo purificati e
vuoti. L’angoscia del vuoto è il primo effetto; ci afferra e ci pare che il
prezzo della santità sia troppo elevato. Ma, persistendo sulla Via, d’improvviso
tutto l’essere è inondato di luce e amore, e il vuoto appare come ciò che
permette alla luce e all’amore di fluire in un mondo che ne ha bisogno. Il
purificato può allora dimorare dove risiedono i Benedetti e da quel luogo procede
a “illuminare il mondo degli uomini e delle divinità”.
(Trattato dei Sette Raggi, Psicologia Esoterica II, A.Bailey)
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