mercoledì 16 marzo 2011

felicità, gioia, beatitudine

Maestro D.Kh.

   Meta del lavoro di un aspirante è di comprendere gli aspetti della mente con i quali deve imparare a lavorare. Il suo lavoro si può quindi riassumere nel modo seguente:
   l. Egli deve imparare a pensare, a scoprire che possiede uno strumento chiamato mente e svelarne le facoltà e i poteri. Questi sono bene analizzati nel primi due libri degli Yoga Sutra dí Patanjali.
   2. Deve poi risalire all’origine dei suoi processi di pensiero e delle tendenze nella costru-zione di forme per scoprire le idee che sono alla base della forma pensiero divina, del processo mondiale, imparando in tal modo a collaborare con il Piano e a subordinare la propria costruzione di forme pensiero a queste idee. Egli deve imparare a penetrare nel mondo di queste idee divine e a studiare il “modello delle cose che sono nei Cieli” come dice la Bibbia. Deve imparare a lavorare con gli esemplari sui quali è plasmato e modellato tutto ciò che esiste. Diviene allora uno studioso di simbolismi e da idolatra si trasforma in divino idealista. Uso queste parole nel loro vero senso e significato.
   3. Da un idealismo così sviluppato deve progredire ancor più nel profondo, fino a penetrare nel regno dell’intuizione pura. Può allora attingere la verità alla sorgente. Può scrutare la mente di Dio stesso. Egli intuisce e idealizza, è sensibile ai pensieri divini. Essi fecondano la sua mente. Più tardi, elaborando queste intuizioni, le chiamerà idee o ideali e su di esse baserà tutto il suo lavoro, la sua condotta e la sua attività.
   4. Segue il lavoro di costruzione cosciente delle forme pensiero basate su queste idee divine, emananti dalla Mente Universale sotto forma d’intuizioni. Questo procede per mezzo della meditazione.
   Ogni vero studente sa che ciò richiede concentrazione allo scopo di focalizzare o orientare la mente inferiore verso quella superiore. La normale tendenza alla costruzione dì forme pensiero viene temporaneamente inibita. Per mezzo della meditazione, che è il potere della mente di mantenersi nella luce e nella luce divenire consapevole del Piano, egli impara a “far affiorare” le idee necessarie. La contemplazione lo mette in grado di entrare nel silenzio che gli consentirà di mettersi in contatto con la mente divina, di cogliere il pensiero di Dio dalla coscien-za divina e di conoscere. Questo è il lavoro che aspetta ogni aspirante ed ecco perché è neces-sario che egli comprenda la natura del suo problema mentale, gli strumenti con cui deve forzatamente lavorare e l’uso che deve fare di ciò che impara e acquisisce usando l’apparato mentale in modo corretto.
   Come si compie tutto ciò? Come attingere per poi costruire? 
   Per quanto piccolo o poco importante possa essere il singolo pensatore, in cooperazione con i suoi fratelli egli maneggia una forza potente. Solo con il pensiero giusto, forte e costante degli uomini e con la comprensione dell’uso corretto dell’energia mentale, l’evoluzione può progredire lungo le linee desiderate. Il pensare in modo corretto dipende da molti fattori e sarà utile esporne alcuni, brevemente e semplicemente:
   l. Capacità di percepire la visione. Significa capacità di riconoscere, seppure vagamente, l’archetipo in base al quale la Loggia sta tentando di modellare il genere umano. Ciò comporta cooperazione con l’opera del Manu, sviluppo del pensiero astratto e sintetizzato e lampi di in-tuizione. L’intuizione strappa dai luoghi elevati un frammento del piano ideale, latente nella mente del Logos. Con lo sviluppo di questa capacità, gli uomini verranno in contatto con sor-genti di potere che non sono sui livelli mentali, ma che costituiscono quelli dai quali il piano mentale stesso trae sostentamento.
   2. Dopo aver percepito la visione e colto un frammento della bellezza (è sorprendente quan-to gli uomini vedano poco!) vi si offre l’occasione di portare sul piano mentale quel tanto di piano che vi è possibile afferrare. Dapprima sarà poco e confuso, ma comincerà a materializzarsi. In un primo tempo riuscirete raramente a stabilire un contatto, poiché la visione giunge tramite il corpo causale e pochi sono in grado di mantenere a lungo quella coscienza così elevata. Ma lo sforzo fatto per percepire darà dei risultati e a poco a poco l’idea filtrerà fino ai livelli concreti del piano mentale. Diverrà poi pensiero concreto, qualcosa che può essere visualizzato in modo preciso e costituire la base del pensiero.
   3. Ciò fatto qual’è il prossimo passo? È un periodo di gestazione durante il quale costruite la vostra forma pensiero in base a quel tanto di visione che siete riusciti a far penetrare nella vostra coscienza. È necessario procedere lentamente, poiché si vuole ottenere una vibrazione stabile e una forma ben costruita. Un lavoro affrettato non approda a nulla. A mano a mano che la costruzione progredisce, proverete un vivo desiderio, sempre crescente, di vedere questa visione materializzarsi sulla Terra e palesarsi ad altri figli degli uomini. Allora cercherete di infondere vita alla forma pensiero con il potere della vostra volontà cercando di far sì che essa venga in esistenza; il ritmo si fa più intenso e più lento, il materiale con cui è costruita la for-ma è più grossolano perché per rivestire la forma pensiero della vostra visione viene attirata materia dal piano mentale e da quello astrale.
   4. Felice il discepolo che riesce a portare la visione ancora più vicino all’umanità e a darle vita sul piano fisico. Ricordate che la materializzazione sul piano fisico di qualsiasi aspetto della visione non è mai opera di un solo uomo. Solo quando essa è percepita dai molti, solo quando essi hanno lavorato alla sua forma materiale, i loro sforzi congiunti possono portarla in manifestazione esterna. 
   Vedete quindi l’importanza di educare la pubblica opinione; essa porta i molti in aiuto ai pochi in grado di percepire la visione. La legge è sempre la stessa; nella di-scesa avviene la differenziazione. Due o tre individui percepiscono il piano intuitivamente; stabiliscono con il loro pensiero un ritmo che mette in attività il piano mentale in modo che al-tri pensatori s’impadroniscano dell’idea. È un processo difficile da apprendere e mettere in atto, ma grande è la ricompensa. 
   Quando l’idea sarà materializzata sul piano della manifestazione, doppia sarà la gioia per coloro che lottano, persistono nello sforzo e resistono. Sarà la gioia del contrasto per voi che, conoscendo l’oscurità del passato, potrete gioire alla luce del conseguimento; sarà la gioia di aver trovato compagni a tutta prova, poiché anni di lavoro vi avranno dimostrato chi siano i vostri collaboratori e la comunanza nella sofferenza rinsalda i lega-mi; sarà la gioia della pace dopo la vittoria, poiché per il guerriero stanco i frutti del conseguimento e del riposo sono doppiamente dolci.Vostra sarà la gioia di aver partecipato al Piano dei Maestri ed è tutto questo che vi lega più strettamente ad essi; vostra sarà la gioia di aver contribuito ad alleviare un mondo bisognoso, di aver portato luce alle anime offuscate, di aver in qualche misura lenito le piaghe aperte della sofferenza mondiale; dalla coscienza di aver speso bene i propri giorni e dalla gratitudine delleanime salvate deriva la gioia più profonda di tutte, quella che conosce un Maestro quando si fa strumento per aiutare un fratello a salire un gradino della scala. Questa è la gioia che ci attende tutti e che non è così lontana. Lavorate dunque non per la gioia, ma in direzione di essa; non per ottenere una ricompensa, ma per una necessità interiore di aiutare; non per ricevere gratitudine, ma sotto l’impulso suscitato dall’aver percepito la visione e aver capito quale sia la parte che vi spetta nel portare quella visione quaggiù sulla Terra.
   Sarà utile fare una distinzione fra felicità, gioia e beatitudine.
   La felicità ha sede nelle emozioni ed è una reazione della personalità.
   La gioia è una qualità dell’anima e viene realizzata nella mente, quando ha luogo l’allineamento.
   La beatitudine appartiene alla natura dello Spirito ed è inutile fare speculazioni al riguardo, fintanto che l’anima non sia giunta all’unificazione con il Padre.
Questa unificazione segue lo stadio anteriore in cui il sé personale si è unificato con l’anima. Perciò, analisi e speculazione sulla natura della beatitudine sono vane per l’uomo comune, le cui terminologie e metafore devono necessariamente essere personali e connesse al mondo dei sensi. L’aspirante parla di felicità o di gioia? Se si tratta di quest’ultima, essa deve essere un effetto della coscienza di gruppo, della solidarietà di gruppo, del senso d’unione con tutti gli esseri e non può essere interpretata in termini di felicità. La felicità è ciò che si prova quando la personalità viene soddisfatta in qualche aspetto della sua natura inferiore; si prova quando vi è un senso di benessere fisico, di contentezza nei confronti del proprio ambiente o di personalità che ci circondano, o di soddisfazione nelle opportunità e nei contatti mentali. La felicità è la meta del sé inferiore separato.
   Tuttavia, quando cerchiamo di vivere come anime, la contentezza dell’uomo inferiore perde d’importanza e proviamo gioia nelle relazioni di gruppo e nel realizzare le condizioni che con-ducono ad una migliore espressione delle anime di coloro con cui siamo in contatto. Apportare gioia ad altri per creare condizioni in cui essi possano meglio esprimere se stessi può avere un effetto fisico, se cerchiamo di migliorare le loro condizioni materiali, o un effetto emotivo se la nostra presenza infonde loro un senso di pace ed elevazione, oppure l’effetto può essere in-tellettuale se li stimoliamo a maggior chiarezza di pensiero e comprensione. Ma l’effetto su di noi sarà la gioia, poiché la nostra azione è esente da egoismo ed interesse personale e non di-pende dalle circostanze o dalle condizioni sociali dell’aspirante. Molta felicità è necessariamente impedita quando la salute è malferma, quando le circostanze ambientali sono difficili e si è oppressi dal “karma accumulato in molte vite”, oppure quando turbamenti nella famiglia, nella nazione o nella razza gravano sulla personalità sensibile. La felicità della giovinezza o la contentezza egoistica della persona isolata nell’egocentrismo (che si nasconde dietro il riparo dei suoi desideri) non deve essere confusa con la gioia.
   È un luogo comune e anche un paradosso dell’occultismo affermare che in mezzo alla profonda angoscia e infelicità della personalità, la gioia dell’anima può essere sentita e riconosciuta. Questa è la verità e a ciò deve mirare ogni studente. Vi sono persone felici perché chiudono gli occhi alla verità o sono autoipnotizzate e si nascondono in un guscio di illusione. Ma l’aspirante raggiunge spesso lo stadio in cui i suoi occhi sono ben spalancati; egli ha imparato a parlare con se stesso il linguaggio della verità e non ha costruito una parete di separazione fra sé e gli altri. Egli è vivo e desto, è sensibile e spesso soffre. Egli talvolta si chiede perché ciò che il mondo chiama felicità e pace lo abbiano abbandonato, e quale sarà l’esito.
   Noi che osserviamo e guidiamo dal lato interiore, sorvegliamo con amorevole cura tutti voi che lottate nel fitto della mischia. Siamo come lo Stato Maggiore che segue il corso della battaglia da una posizione sicura. Nella nostra sicurezza sta il vostro successo finale, poiché noi deteniamo la soluzione di molti problemi e la applichiamo quando le condizioni della battaglia sono avverse. Vorrei che ricordaste sempre un fatto di vitale importanza, cioè che nella distru-zione della forma è nascosto il segreto di tutta l’evoluzione. Non pensate che sia un luogo comune. Ne vedrete la costante applicazione ed è necessario che siate preparati a vederne la di-mostrazione. I Maestri utilizzano la forma fino al limite massimo; essi cercano di operare at-traverso essa, tenendovi imprigionata la vita fintanto che quella forma serve allo scopo el’umanità ne trae insegnamento. Giunge però il momento in cui essa non serve più allo scopo prestabilito, in cui la struttura si atrofizza, cristallizza ed è facile distruggerla. La sua distruzione acquista allora estrema importanza e utilità; la vecchia forma scompare, mentre una nuova ne prende il posto. Osservate e costatate se non è la verità. Sempre viene costruita una forma, sempre viene utilizzata il più a lungo possibile, sempre viene distrutta quando impedi-sce e ostacola l’espandersi della luce e sempre segue la rapida ricostruzione di una nuova forma. Questo è il metodo seguito sin dall’inizio dei tempi.
   Nell’infanzia della razza le forme perduravano a lungo, l’evoluzione procedeva più lentamente, ma ora che tutte le cose tendono verso l’alto, la forma è di breve durata. Ha vita breve ma vivace; si muove rapidamente ed è subito seguita da un’altra forma. Questa rapidità aumenterà a mano a mano che la coscienza o espansione interiore della vita del genere umano vibrerà ad una frequenza sempre più veloce e leggera.

(Trattato di Magia Bianca o La Via del Discepolo, A.Bailey)

1 commento:

  1. il moto involutivo è in atto, quello evolutivo è compito nostro.
    sembra che adesso la forma del vecchio mondo si stia distruggendo.....
    sta succedendo tutto nel senso involutivo, proprio in questi gg, forse di più dopo l'entrata di urano in ariete... ne dico solo due:: giappone, proprio nel luogo della tecnologia, del benessere, del consumo, in qualche modo anche dell'affidabilità... terremoto, tzunami, nucleare, mezzo paese raso al suolo, abbandono e radiazioni che si spandono per il mondo.... paesi arabi, rivolte dal basso, questa sarebbe positiva, solo che la scheggia impazzita di gheddafi , nutrita (in quanto ad armi) e coccolata dall'occidente fino a poco fa, dà modo ai grandi imperi di metter mano su questi paesi (sul loro petrolio) e sulle ribellioni vere, coperta dal solito scopo umanitario la guerra, inizia e come sempre non finisce..... mezzo mondo in ballo e di nuovo bombe a due passi. e noi?? noi che cerchiamo una strada diversa, che non vogliamo alimentare la follia e tutti i modi in cui si esprime?, che puntiamo allo spirito e vogliamo creare un altro modo un altra vita, noi che cosa possiamo fare????

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