martedì 25 gennaio 2011

Gesù

Mi piacerebbe in un prossimo incontro approfondire la figura di Gesù, anche se ne abbiamo già parlato tante volte.
Se la chiesa lo definisce Dio fatto uomo, Dio incarnato, io continuo a sentirlo più come uomo che ha scoperto la propria natura divina e che ha vissuto nella sua luce.
Pur essendo superiore a tutti noi per il grado elevato della sua coscienza, non lo sento fondamentalmente diverso da noi semplici uomini.
Dire che è Dio fatto uomo mi pare che solchi un divario non colmabile tra lui e l'umanità.

5 commenti:

  1. anche a me piacerebbe approfondire la figura di Gesù, l'ho sempre visto come un grande jogi, forse il più grande ma ne so così poco....
    ma forse il divario non è così incolmabile...

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  2. INTERESSA ANCHE A ME, ANCHE SE E' A CRISTO E ALLE SUE CAPACITA' DIVINE CUI MI VIENE SPONTANEO
    PENSARE.

    ANNA

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  3. (vorrei fare riflessioni più attente su questo ma ora non mi è possibile, scusate, magari dico stupidate), però dico che è vero, è come fossero due aspetti di un principio, Gesù e Cristo, un aspetto più vicino a noi ed uno assoluto.

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  4. APPROFONDIAMO LA TESTIMONIANZA DI CRISTO, FUORI DA TUTTI I DOGMI, PER AIUTARCI A CAPIRE SE QUESTO UOMO CHE CI HA INONDATI DI AMORE E HA RIVOLUZIONATO CON IL SUO SACRIFICIO E I SUOI
    COMANDAMENTI IL SENSO DELLA VITA ALL'UMANITA' E' "SOLO" UN ILLUMINATO O ?
    ANNA

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  5. bambino capisce mondo di adulti diventando adulto. ognuno ha capito Gesù al livello, a cui lui stesso è diventato Gesù. Tutto altro è bla-bla-bla ...

    "13 - L’opera di Tommaso da Kempis, L’imitazione di Cristo, è da gran tempo apprezzata in Oriente, non solo per il contenuto, ma per lo stesso significato del titolo. Nel bel mezzo dell’idolatria medioevale per il Cristo, la voce di Tommaso da Kempis si levò in protesta. Dal chiuso di un monastero cattolico essa chiari l’immagine del Grande Maestro. La parola stessa, “imitazione”, connota un’azione vitale. La formula: imitare il Cristo, è un atto del coraggio innato nello spirito cosciente, che accetta la piena responsabilità di creare. Ecco, il discepolo, di proposito, osa avvicinarsi al Maestro per imitarLo. Un simile esempio versò luce nel folto delle tenebre, e dalla clausura scaturì l’impeto verso il coraggio creativo.
    Sarebbe stato consono all’abbietta coscienza medioevale dire: “Il Culto del Cristo”. Ma lo spirito ascendente osò fare appello all’imitazione.
    Ogni passo di sacro coraggio deve essere onorato come una pietra miliare sul cammino dell’umanità. ... benedetto l’audace che penetra nelle tenebre. " (Agni Yoga)

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