martedì 3 luglio 2012

In cosa consiste ciò che cerchiamo di fare? (Maestro D.Kh.)



 Budda
“Nulla trattiene i Beati. Né le divinità né la forma; né il desiderio né la mente; né qualità alcuna della vita. Pura vita, essi sono; puro essere e pura volontà; puro amore e puro intento; questo è tutto ciò che l’uomo non illuminato può comprendere, e solo in parte.
I Beati non sono, eppure sono.
I Beati non conoscono nulla, pure sanno tutto.
I Beati non amano, pure offrono amore divino.
I Beati non ricordano, pure sono memori di tutto.
I Beati rimangono in puro isolamento; ma prendono forma a volontà.
I Beati dimorano sempre in Luogo elevato e sublime, eppure sovente camminano sulla terra nella luce fenomenica. I Beati non si manifestano con la forma; pure sono tutte le forme e tutti gli intenti”.

    L’Antico Commentario prosegue a lungo indicando che i Beati sono nulla e sono tutto ciò che esiste; non posseggono nulla, ma in Se stessi sono l’espressione di ogni realtà; non dimorano in alcun luogo e sono dovunque; sono scomparsi eppure splendono con intensa radiosità e si possono vedere. Le negazioni si ammucchiano solo per essere prontamente contraddette nel tentativo di mostrare come la vita dei Beati sia separata dalla forma e nello stesso tempo la includa. Termina con la mirabile ingiunzione:

“Gioisci dunque, o pellegrino sulla Via che porta all’Essere illuminato, poiché guadagno e perdita sono una cosa sola; tenebre e luce rivelano eternamente il Vero; amore e desiderio invocano eternamente la Vita. Nulla scompare, fuorché il dolore. Nulla perdura fuorché la beatitudine: quella della vera conoscenza, del contatto reale della luce divina, della Via a Dio”.

Tale è la vera meta, che ancora non possiamo comprendere. In cosa consiste ciò che cerchiamo di fare? Percorriamo la Via della Liberazione, e ogni cosa ci cade dalle mani; ogni cosa ci è tolta e siamo inevitabilmente costretti al distacco dal mondo della vita fenomenica e dell’individualità. Seguiamo la Via della Solitudine per imparare infine che essenzialmente non siamo né ego né non-ego. Il distacco completo e la discriminazione debbono portarci a una condizione di solitudine così totale che infine saremo avvolti dall’orrore della grande tenebra. Ma quando quel manto oscuro si alza e la luce risplende di nuovo, il discepolo vede che tutto ciò che fu afferrato e accumulato, e poi perduto e tolto, viene restituito, ma con questa differenza, che non imprigiona più la vita con il desiderio. Marciamo sulla Via che porta sulla vetta dell’Isolamento e la troveremo piena di terrore. Su quella cima combatteremo la battaglia finale con il Guardiano della Soglia, solo per scoprire che anch’esso è un’illusione. Quel culmine di isolamento e la battaglia stessa non sono che illusioni e finzioni; sono l’ultima fortezza dell’antico annebbiamento e della grande eresia di separazione. Allora noi, i Beati, ci fonderemo infine con tutto ciò che esiste, in amore e comprensione. L’isolamento, stadio necessario, non è che illusione. Percorriamo la Via della Purificazione e poco alla volta ci viene tolto tutto ciò che ci è caro: brama di vivere nella forma, desiderio di amore e il grande miraggio dell’odio. Tutto scompare e siamo purificati e vuoti. L’angoscia del vuoto è il primo effetto; ci afferra e ci pare che il prezzo della santità sia troppo elevato. Ma, persistendo sulla Via, d’improvviso tutto l’essere è inondato di luce e amore, e il vuoto appare come ciò che permette alla luce e all’amore di fluire in un mondo che ne ha bisogno. Il purificato può allora dimorare dove risiedono i Benedetti e da quel luogo procede a “illuminare il mondo degli uomini e delle divinità”.

(Trattato dei Sette Raggi, Psicologia Esoterica II, A.Bailey)

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